21 settembre 2015

RIFLESSIONI AGRODOLCI DI UN PODISTA SUL VIALE DEL TRAMONTO

Dall'ultimo articolo ho corso una paio di Gamba d'Oro, a Prato Sesia e la serale di Serravalle. Partecipai già l'anno passato, trovate gli articoli qui.
Il nostro Eroe "lanciato"
alla conquista del 63esimo posto...
Ma veniamo alla "Corsa della Coop" di Borgosesia". Da quando mi sono messo a fare “il podista” ho sempre corso questa "classica" di fine estate. Motivo principale la vicinanza a casa, ma anche il percorso non è male, se si trascura la location agghiacciante della partenza/arrivo: ne ho già ampiamente raccontato in articoli precedenti. Voglio però qui usare questa corsa un pò come metafora della mia "carriera". Infatti oggi ho capito una volta in più quanto conti la testa in questo sport…anche se comunque le gambe contano sempre di più. Ma partiamo dall'inizio. Come ogni quarantenne avanzato che si mette a correre dopo anni di vita sedentaria, ho cullato anch'io l'illusione dell'agonismo e la chimera del risultato…la competizione è un istinto primordiale e quindi per almeno 2 anni abbondanti ci ho provato. Niente di eccessivo, credo di non aver mai esagerato, però ho avuto periodi nei quali mi sono allenato e alimentato con metodo. Devo però dire che non ho mai fatto più di 3 allenamenti a settimana, comprese le gare, e non ho mai rinunciato a certe godurie eno-gastronomiche…e di altro tipo. Quindi credo di non essere mai arrivato all'ottimizzazione delle prestazioni: mi sarei dovuto allenare di più, avrei dovuto perdere più peso e avrei forse dovuto usare di meno un altro muscolo... Ma, tutto considerato, non ho rimpianti. Forse avrei potuto limare qualche secondo di media al Km, ma non avrebbe comunque spostato la mia caratura di podista mediocre. Ma va bene così, lottare, far fatica, sognare il traguardo come liberazione, sono sensazioni che mi sono servite e che mi rimarranno "installate" per affrontare meglio anche altre questioni. Nel corso dell'ultimo anno però qualcosa è cambiato. Mi piace sempre correre, anzi a esser sinceri mi piace la comodità del correre come metodo per avere un fisico decente, ma far tutta quella fatica per dare sempre il meglio non mi piace più come prima. Ogni tanto ci provo ancora, anche ieri avevo questa intenzione. Ma la testa mi frena, mi dice di non esagerare, che va bene lo stesso, anzi va meglio. Me ne sono accorto, nella seconda metà della corsa, quella pianeggiante. Finita la discesa e ritornati sul piano mi sentivo benissimo, "ne avevo". Ho fatto un buon ritmo per circa 1 Km: un gruppo davanti a me, che mi  aveva staccato in salita, si avvicinava, era a una cinquantina di metri. Poi però la testa ha cominciato a dirmi che si, quelli davanti li avrei presi, ma a quale prezzo in termini di fatica? e cosa sarebbe rimasto di ciò ai posteri? e allora ho mollato il passo e sono andato al traguardo senza esagerare. Ho una certa età, e sportivamente parlando è molto avanzata, quindi se ogni cosa ha il suo tempo, Big Ben ha detto Stop…e se avete sentito dire quest'ultima frase guardando la TV in bianco e nero e senza telecomando, forse anche per voi è finito il tempo delle "battaglie" sportive. Correte in pace e vi divertirete di più. Amen.
P.S.
Queste riflessioni non vogliono "moralizzare", sono per riderci un pò sopra e sono strettamente personali: se voi, lettori, 40/50/60enni e oltre volete sputare sangue e lacrime di sudore sulle strade del podismo di provincia, avete la mia comprensione e benedizione, ci sono passato anch'io e sto cercando di smettere.
Davide Donà

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