1 gennaio 2014

L'unico Libro Gratuito sulla Corsa!

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Ebbene si, lo confesso!
Fino a un paio d’anni fa il solo pensare di mettermi a correre mi provocava un senso di repulsione, e vedere gente che lo faceva quasi mi irritava.
Non capivo perché questi cosiddetti runners, con sole, vento, pioggia e neve, invece di mettere le gambe sotto al tavolo e poi spalmarsi sul divano per la pennichella, dovessero fare tutta questa fatica: ma chi glielo fa fare, pensavo.
Beh, si, un pò invidiavo il loro fisico asciutto, mentre il mio assumeva sempre più una forma a metà strada tra una pera cotta e un budino alla vaniglia.
Ma in fondo avevo un sovrappeso moderato, una quindicina di Kg: un paio di jeans elasticizzati in vita e una camicia bella ampia taglia XXL mi venivano sempre in aiuto.
E poi mi consolavo guardando a chi aveva più pancia di me.
Non che fossi poi un gran mangiatore, ma, vuoi l’età, vuoi il lavoro sedentario, la forma fisica diventava sempre più scadente.
E dire che in gioventù di sport ne avevo fatto, campi di calcio ne ho frequentati parecchi, anche se solo a livello amatoriale.
Mi piaceva molto anche uscire con la bici da corsa, amavo fare le salite.
Poi il matrimonio, i figli, il lavoro, mi hanno – giustamente -  preso il tempo e con quello anche la voglia.
Così, per circa 15 anni, di attività fisica non ne ho più fatta, a parte qualche partitina a calcetto con i bimbi, sporadici giretti in bici, passeggiate con cono gelato al seguito e qualche partita a ping-pong (l’ho anche costruito un tavolo da ping-pong).
Con la corsa avevo però un conto in sospeso, una specie di incompiuta, una storia interrotta.
Da adolescente - era la fine degli anni 70, primi anni 80 - ebbi la fortuna di partecipare alle prime camminate della Gamba d’Oro qui a Grignasco.
Mi ricordo di partenze sparatissime e poi non ce la facevo più, la dovevo camminare tutta.
Mi piacevano le corse, ma non mi preparavo per niente e rimanevo sempre con l’amaro in bocca perché non riuscivo a finirle bene.
Negli ultimi anni facevo poi un sogno ricorrente: sognavo di allenarmi, con gusto, ma alla fine rinunciavo sempre a partecipare alle corse perché non mi sentivo pronto.
Al risveglio non riuscivo a ben interpretare questo segnale onirico; a livello conscio non avevo nessuna intenzione di correre, anzi…però sotto sotto qualcosa covava, forse un pò invidiavo chi lo faceva.
Quando, nel 2011, il mio mento da doppio è diventato triplo e allacciarmi le scarpe mi mandava in apnea perché la panza mi comprimeva il diaframma, decisi di prendere drastici provvedimenti.
Anche perché la mia forma tondeggiante cominciava a essere sottolineata sempre più spesso da amici e familiari, e questo mi feriva nell’orgoglio.
Fu così che in una calda domenica di giugno inforcai la mia vecchia bici da corsa marca Bianchi e andai a riassaporare il gusto perverso della fatica sulle salite del circondario valsesiano.
Arrivai a casa semi-distrutto ma felice: qualcosa era cambiato, avevo proprio bisogno di sudare, di far fatica.
E così continuai, per un paio di mesi abbondanti, a macinar chilometri e asperità, con la mia cara bicicletta vintage anni ’90.
E cominciai a sgonfiarmi: fisico e morale in netto miglioramento, alla fine dell’estate riuscivo addirittura a infilarmi nei jeans di 10 anni fa!
Si era però ormai a fine agosto, alla sera cominciava a venir buio presto, e, in aggiunta, la bici mi richiedeva troppo tempo e mal riuscivo a conciliarla con gli impegni familiari e di lavoro.
E poi il casco, le strade trafficate, le discese pericolose, la manutenzione del mezzo, insomma troppo complicato.
Ero contento dei risultati raggiunti, della ritrovata forma, quindi mi dispiaceva fermarmi e ritornare ciccio-paffutello.
Approfittai così di una vacanza al mare per provare a corricchiare, come ripiego.
Ero scettico, ma invece mi piacque subito molto: attività semplice, veloce e con benefici psico-fisici immediati.
I 2 mesi da ciclista mi avevano restituito una buona condizione aerobica, quindi nessun problema di fiato, solo un pò di male alle gambe che si sono dovute abituare al nuovo utilizzo.
Mollai quindi la bici e continuai con la corsa, scoprendo un mondo affascinante, quello che vi sto raccontando in questo blog.
Fascino che va ben oltre l’aspetto sportivo: amicizie e rapporti umani trovano nell’ambiente delle camminate non competitive un fertilissimo terreno di crescita.
Credo sia il far fatica tutti insieme, ma allo stesso tempo ognuno per conto suo, che rende magico e unico questo sport così povero e semplice, ma nel contempo così ricco e appagante.
Non so per quanto tempo riuscirò a mantenere viva in me questa voglia e questo piacere di correre.
Spero a lungo, anche se farlo per benino richiede un impegno costante e non sempre viene facile.
Ma credo che se uno non si pone obiettivi troppo grandi si può fare.
L’importante è conciliarlo con il resto, senza renderlo prioritario e troppo invadente, ma, piuttosto, in armonia.

Tra le mie passioni c’è quella dello scrivere, così ho raccolto in un libro gratuito tutto quello che c’è da sapere per un buon approccio amatoriale al running.

Spero vi piaccia e vi possa essere utile.

Davide Donà


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